Autore in cerca di personaggi

Il 21 maggio 2019 avevo lanciato una iniziativa. Ero alla ricerca di personaggi interessanti che potessero dare vita ad una mia storia. Ne ho trovati ben nove. Oggi vi lascio un breve assaggio del racconto che condividerò la prossima settimana. C’era una volta e c’è tutt’ora un pianeta particolare. Incastonato nel bel mezzo dell’universo, il mondo rotea al ritmo dell’armonia cosmica.  Grande poco più della nostra tanto amata Luna, il pianeta Strampa-La-Meraviglia è costituito da nove differenti nazioni. I suoi abitanti sono tipi stravaganti, di cultura variopinta e linguaggio re-mixato. Gli stati vengono, per così dire, sorretti da nove reggenti: sei donne e tre uomini. Beh, a dire il vero in Strampa-La-Meraviglia, i termini uomo e donna non esistono, ma la differenza di genere viene perlopiù definita come essere-un-po’-rudens (relativo all’uomo) ed essere-dolcissimum (riferito alla donna). Non fate caso al mix tra italiano e latino, come precedentemente detto, il linguaggio è re-mixato. Infatti i reggenti si incontrano di tanto in tanto per definire i vecchi vocaboli e i neologismi, tirando a sorte su chi ha il compito di decidere cosa eliminare del vecchio e cosa introdurre del nuovo. Se pensi che sia un grande caos hai proprio ragione. Tornando ai reggenti e alle loro nazioni, gradirei presentarvi i loro nomi e le loro tradizioni…

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Secondi che contano

L’emozione che solo chi sa porgere l’altra guancia conosce. La sensazione di appagamento che si cela dietro la scelta di cedere. Il sentimento totalizzante che denuda ogni maschera. La gioia di aver scoperto il proprio posto. Sherlock Holmes non sarebbe lo stesso senza Watson! SECONDI CHE PASSANO Come il tempo fa scorrere i secondi dietro di sé, così fanno gli esseri umani.  Per qualche ragione a noi ignota, il tempo più facilmente percepibile è l’ora e forse anche la sua metà. Dei secondi, in pochi se ne accorgono, probabilmente i più sensibili. Appunto, i sensibili. Coloro che sentono, che ascoltano. Quanti secondi possiamo dire di conoscere?  Pensando agli istanti della vita, di certo qualche secondo importante ci verrà in mente. Situazioni importanti che hanno segnato il nostro percorso tracciando un confine netto tra il passato e il futuro. Ma la maggior parte dei secondi è passata inosservata, persa tra le faccende della quotidianità. Spostandoci sul piano umano avremmo da annoverare, tra i secondi, alcuni conoscenti, forse parenti, forse amici, forse noi stessi. Persone messe da parte per uno strano colpo della sorte. E così anche loro se ne passano inosservati agli occhi degli altri e della vita. OLTRE IL PERCEPIBILE Percettibile è tutto ciò che normalmente i sensi captano. Il nostro “senso”, oggi, si interessa di ciò che è ampiamente visibile e se ne sbatte di ciò che si cela dietro le quinte. Il palcoscenico della vita ha una portata universale e coinvolge interamente tutti gli ambiti della vita. Tutto è postabile, tutto è alla portata del nostro senso-social. Così, i secondi che contano passano inosservati e va a finire che gli attori diventano più importanti del regista, che la maschera sostituisce il personaggio reale, che la finzione diviene realtà. Oppure si finisce semplicemente per notare il più osservato, il più piaciuto, scartando ogni outsider. Il mistero ha perso fascino e l’unico segreto da svelare è come riuscire ad imitare il primo, come essere il numero uno… SECONDI CHE EDIFICANO Se dietro al Big Bang, ci fossero altri Small Bricks, piccoli mattoni, che accesero la “scintilla”? Dietro ogni grande evento, dietro ogni grande campione, dietro ogni grande impresa c’è il team, l’organico perfetto e armonico di tutte le persone che si muovo dietro le quinte per rendere possibile l’impossibile. Di loro non si parla mai. Perché è troppo superfluo parlare di ciò che richiede tempo, spiegazioni, domande, insomma… di ciò che richiede SECONDI Ma è proprio di quei secondi che sono alla ricerca ed è per questo che negli ultimi tempi ho preso una lunga pausa… sono stanco del social-networkamente corretto! Sei mai stato secondo? Se sì, mi piacerebbe conoscere la tua storia… Leonardo Capitanelli

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Solamente una condivisione

Ti condivido me stesso. Istintivamente. Nessuna correzione stilistico-sintattica. Questo è… questo sono: Volevo condividere quella che per me è stata più di una semplice esperienza, ma una caccia  all’opportunità. Ho lasciato andare le paure di troppo e mi sono messo alla ricerca di un non so che. Mi sono fatto trasportare dall’istinto e ovviamente, dopo aver pianificato il pianificabile, ho concesso al cuore di portarmi dove voleva. Gli incontri sono stati molteplici, le chiacchierate intense, le sorprese continue. E di certo niente di tutto questo è stato banale o “banalizzabile”. L’intensità e la frequenza degli incontri è stato qualcosa fuori dal normale. Non avevo nemmeno il tempo di respirare. Un continuo procedere a destra e a sinistra, un continuo “accogliersi” reciproco. E anche detestarsi reciproco (non tra me e gli altri… io con l’odio ho poco a che fare). Sì perché il Salone del Libro 2019 è stato tutto questo. Ho parlato con editori, con scrittori, con giornalisti, con sportivi, con appassionati di lettura, con imprenditori… insomma una carrellata di persone che non riuscirei a schematizzare in un semplice articolo. Mi è sembrato tanto, ma tanto strano che io non sia riuscito ad impazzire. E invece è così. Sono salvo! 🙂 Potrei stare ore ed ore a dirvi che cosa mi abbia colpito di più o di meno, condividere le foto, i retroscena, ma non farò niente di tutto questo e anzi… lascerò che la mia penna vi faccia conoscere un po’ più di me, introducendovi nel mondo delle mie emozioni. Qui di seguito uno spaccato che proviene dritto dal mio cuore: Spaccato 1 ‘Che faccio, vado o non vado? Ma si mi butto, tanto che male c’è… “alla più brutta” mi caccerà via. Infondo non ho niente da nascondere, niente da perdere e anzi, ho qualcosa di estremamente importante da condividere. Qualcosa che non ha nessuno. Qualcosa che solo io posso donare. Vado!’ “Ciao” – nessuna risposta. “Ciao, sono Leonardo, ti ricordi di me?” – mezza risposta. Poi solo un voltarsi di spalle, come se un sorriso sincero ed una stretta di mano siano cose di poco conto. Ma certo, anche se non c’è nessuno con cui parlare, clienti a cui vendere, meglio sbarazzarsi dei semplici, sinceri e volenterosi autori rompipalle. Così me ne vado e torno sui miei passi. Spaccato 2 ‘ Questa è la conferenza giusta‘ – pensavo tra me e me. E in effetti era proprio quella giusta. Non lo ricordavo così, ma era lui. Lo dovevo attendere fino alla fine e poi, provare a colpirlo. ‘Se riesco, potremmo rimanere in contatto e… visto mai che nascano delle collaborazioni…‘ “Sai, anche nel mio libro parlo di arti marziali. Vedi? Lo conosci questo artista?… potrebbe ispirarti […] facciamo così, io ti ricontatto e tu mi fai sapere se il mio libro ti è piaciuto” ‘Ho fatto colpo. Ora stiamo a vedere se mantiene la parola… mi ricontatterà?‘ Spaccato 3 ‘Bene, guarda caso proprio gli agenti letterari che cercavo. Proprio quelli che avevo selezionato! Sentiamo cosa hanno da dire.’ Tu li hai sentiti? Sì, dico proprio a te mio caro e affezionato lettore! Io no, perché non si sono presentati. O forse sì, chi lo sa. Io mi sono alzato e ho cambiato conferenza, o meglio presentazione. Perché chi chiede professionalità e puntualità prima di tutto la deve mettere in pratica per primo. E così, ho fatto la scelta più giusta e pazza che potessi fare… ” Lei mi ha colpito. Mi ha dato il coraggio di parlare di quello che voglio parlare. Grazie” ” Come ti chiami?” “Leonardo…” “Un sole , sorridente, per tutti i ponti che stai costruendo…”   FINE Grazie per tutto questo Leonardo  

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EH NATURA SIA!

Tre giorni di distacco per rigenerarsi, riprendere contatto con la natura, appacificare la mente. Di tanto in tanto privarsi di qualcosa per lasciare spazio al “resto” fa bene. Piccoli e brevi ritiri che danno un plus al corpo, alla mente, al cuore e allo spirito. A me servono tantissimo e per questo una volta all’anno me lo concedo. E questa nostra vita, via dalla folla, trova lingue negli alberi, libri nei ruscelli, prediche nelle pietre, e ovunque il bene. (William Shakespeare) LA NATURA CHE NATURALIZZA Chi di noi non ha sperimentato il piacere di trovarsi immerso nella natura? Ognuno a nostro modo abbiamo avuto la fortuna di entrare in contatto con la natura, durante una scalata, durante una passeggiata, in sella ad una mtb o ad un cavallo… Quale immenso piacere si prova quando la natura decide di accoglierci e di abbracciarci! Poche cose al mondo sanno dare ciò che la natura dona. E in effetti durante le nostre lunghe giornate ci sentiamo spesso fuori luogo, in un qualche modo, denaturalizzati. A contatto con Made Natura invece ci sentiamo vivi e naturali, come fossimo tornati a casa, la nostra vera casa. UNA PAUSA PER CONNETTERCI CON CIÒ CHE NON È SOCIAL Oggi la rete ci ha catturati. Tutti. Ma siamo sicuri di essere veramente a conoscenza di ciò che ci lega gli uni gli altri? Questa domanda  desta in me sempre molta curiosità e per questo di tanto in tanto vado alla ricerca di una risposta. Sono convinto che ci sia qualcosa di più della semplice connessione virtuale, qualcosa di più reale e concreto. Una rete altrettanto invisibile e creativa che ci tiene uniti gli uni agli altri, dando forma a tutte le nostre aspirazioni. IL CANTO DEL SILENZIO Il “silenzio” della natura mi dà sempre delle “indicazioni” inaspettate che sanno rinvigorire il mio cuore e la mia creatività. Dopo un lungo periodo di lavoro ininterrotto, di comunicazione sociale e social, mi prenderò una pausa per ascoltare il canto silenzioso della natura. Il bisogno di contattare la mia più intima interiorità mi chiama con forza. Sono certo che presto nasceranno nuove e pazze idee… Per qualche giorno mi allontanerò da tutto ciò che è online e mi sintonizzerò sulle frequenze primaverili. Tu, di tanto in tanto, hai bisogno di immergerti nella natura? Leonardo Capitanelli

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Un venerdì per ascendere

Una nuova opportunità è pronta per noi. Oggi è doveroso scrivere un breve, ma significativo articolo. Nessuna parola di troppo, nessuna frase ad effetto; solo una breve riflessione. “Datti una nuova opportunità!” Che tu sia credente o ateo, sappi che oggi è il giorno dei nuovi inizi; perché se un Uomo è stato disposto a “compromettere” la sua Vita per Te… TU HAI IL DOVERE DI CREDERE IN TE STESSO E DONARTI UNA NUOVA POSSIBILITÀ  Dietro ogni problema c’è un’opportunità Galileo Galilei

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IL MIO VOLO

Ero entrato nel bosco per parlare con le aquile. Avevo chiesto loro se l’indomani avessero potuto sorreggermi. Non era barare. Io mi sarei tuffato davvero e con il loro consenso… mi avrebbero sorretto prima dello schianto.  Se non avessero voluto, il destino avrebbe fatto il suo corso. Non sapevo se avessero capito il messaggio. Tanto è vero che mi risposero per le rime, cercando di attaccarmi e “beccarmi in testa”. Per di più, una di loro affondò i suoi artigli nelle mie spalle. Un male infinito. Probabilmente insignificante rispetto a quello che avrei dovuto partire il giorno seguente. Beh… mi attendeva una grande sfida e avevo paura. Immensa paura. La notte continuai a pregare e a preparare il mio trapasso nell’aldilà.  Solo all’alba mi addormentai. Tempo di chiudere occhio e fui svegliato dal Capo di Volo. Era giunto il momento.  Così mi ritrovai davanti al precipizio. Ad un passo dalla mia fine. Saltai. Furono attimi interminabili quelli che intercorsero tra la cima e il suolo. Sentivo l’aria scorrermi addosso e la velocità di caduta sempre più alta. Vedevo la mia vita scorrere e contavo i secondi che mi rimanevano: “Tre, due, uno”… Fshhhhhhh!! Ero vivo; in piedi, al suolo; stretto nella morsa degli artigli di un aquila. La stessa che mi ferì il giorno precedente. Capii perché lo aveva fatto. Il suo intento non era farmi del male, bensì stampare su di me delle concavità, così da potermi afferrare con più sicurezza. Ero riuscito a convincerla ad aiutarmi.  La prova però non era ancora vinta, non stavo volando. La mia amica mi prese sul “groppone” e in men che non si dica spiccò il volo. Arrivammo all’altezza della cima, da dove ci eravamo lanciati, e iniziammo a volteggiare a testa in giù.  Vedevo gli occhi degli ufficiali sbalorditi. Io, il piccoletto, il fifone, avevo vinto la paura. Avevo superato la prova, come mai nessuno prima. E quello non era barare… avevo usato le mie doti, la mia intelligenza. Sì, esatto… non posso affermare che nella mia vita ho sempre saltato seguendo la sola spinta del cuore. Spesso non ho saputo affrontare le paure di petto e sono dovuto ricorrere a delle tecniche, a dei metodi per risolvere i miei blocchi. Ho scavato a fondo per scoprire le qualità che mi sono state affidate e cercato quelle più preziose. L’intelligenza è una di queste e pertanto ho deciso di utilizzarla per superare le mie prove. Te lo saresti immaginato? Leonardo Capitanelli

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Una storia infinita per sognatori volanti

Non voleva volare! Aveva scelto di ritirarsi in disparte; d’un tratto la paura si era fatta avanti e l’entusiasmo era scomparso. No, quello non era più il giorno fantastico in cui tutto avrebbe avuto inizio; quello era l’inizio della fine. Il sogno tanto sperato si era spento; non faceva più per lui. Anni di sacrifici buttati al vento…  “Se ordinassi a un generale di volare da un fiore all’altro come una farfalla […] e se il generale non eseguisse l’ordine ricevuto, chi avrebe torto, lui o io?” Da “Il Piccolo Principe” Una stella sola in cielo. Le altre sembravano nascondersi nel buio; come lui. Il giorno seguente avrebbe dovuto fare il primo lancio nel vuoto; il primo tentativo di volo. Fin da bambino aveva sognato di volare e ora, dopo anni di addestramento era giunto il suo momento.  Da una settimana sentiva dentro una strana sensazione, come una forte paura che lo bloccava al terreno. Tutte le esercitazioni fatte negli ultimi tempi erano andate proprio male: 3 schianti al suolo e 2 atterraggi di fortuna. L’unica consolazione era che il simulatore aveva settato delle condizioni meteo super-avverse, mentre il giorno seguente (nella realtà) ci sarebbe stato un tempo ottimale. Tuffarsi da un precipizio, sfruttando la sola propria energia, senza alcun supporto tecnico, nessuna tuta alare, nessun paracadute, lasciava un po’ di panico anche ai più esperti; figuriamoci ad un ragazzino al primo volo. Ma quelle erano le regole: “Se vuoi volare, devi vincere ciò che ti tiene in gabbia. La più grande prigione è la tua paura; quindi o la vinci subito oppure ti ritiri”. Gli anziani dicevano che loro, i giovani, erano fortunati. Oramai le esercitazioni venivano fatte al simulatore, mentre una volta si utilizzavano mezzi rudimentali, come i tuffi nel vuoto da diverse altezze (da un metro, due metri poi, tre successivamente e via via fino ai 400 mt). Da un secolo a questa parte nessuno si era più ritirato nel giorno dell’iniziazione. Tutti si lanciavano. Lui però non ne voleva saperne e durante la notte non chiuse occhio. Pensava e ripensava al miglior metodo per sottrarsi alla prova, senza essere deriso dai compagni. Esimersi dal tuffo significava perdere stima in sé stesso, esclusione dal gruppo, derisione a vita. Sarebbe stato etichettato come lo “sfigato”. Il futuro che si stava prospettando davanti a lui non era incoraggiante affatto; ma forse era migliore di un eventuale caduta al suolo. Di morire non ne voleva sapere. Meglio una vita mediocre che uno schianto fatale in giovane età. I pensieri viaggiavano veloci nella sua mente e fu costretto a camminare per rilassarsi. Si inoltrò nel bosco nel tentativo di distrarsi e abbandonare quelle benedette paure. Per ore vagò senza sosta… Chiuse gli occhi quando all’alba. Non fece in tempo ad addormentarsi che fu svegliato dal Maestro di Volo. L’ora era giunta.  E per di più lui era il primo a doversi gettare. “Ehi, pigrone! Forza vieni qua. Hai soli 10 secondi per saltare. Se ti tiri indietro sarai allontanato dalla nostra comunità, se salti e sopravvivi continuerai il percorso di studi nell’Aviazione. Se muori… beh in quel caso i tuoi problemi sono finiti. A te la scelta.” Fu così che in pochi secondi si trovò ad un passo dal precipizio; ad un centimetro tra la terra e l’aria, tra l’inclusione e l’esclusione, tra la vita e la morte. Il vento spirava più forte del dovuto e il meteo non prometteva bene. Il respiro si fece affannoso e il cuore iniziò a battere come un tamburo impazzito. Quello era il suo momento; il momento decisivo… Sei arrivata/o leggere fin qui… grazie davvero! Ora sai che quel volo sei tu a doverlo fare, quel personaggio sei tu. E allora non sei più tu il lettore, ma io. Pertanto voglio sapere: Cosa hai fatto alla fine? Ti sei buttata/o o no? Fammi sapereeee!!!! Sono troppo curioso! < p style=”text-align: right;”>Leonardo Capitanelli

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Le mie 10 note dell’armonia

Non è forse vero che abbiamo bisogno di armonia? Quando i pensieri viaggiano liberi, quando il corpo è in salute, quando lo spirito rifulge, ci sentiamo melodici. Per rendere possibile tutto questo è necessario scegliere le giuste note. Io ne ho 10! UNA SETTIMANA PER L’ARMONIA Per una settimana abbiamo parlato di accordi, di musica e di armonia. Ci siamo concentrati, insieme, sul generare una melodia per la quotidianità. Ogni giorno, sul mio canale Telegram “Coltiva e Ispira”, ho cercato di intonare con voi uno splendido “canto”. Far suonare il proprio corpo e risuonare gli intenti con quelli altrui è una grande sfida. Si gioca molto sui semplici buoni propositi giornalieri. Giungere alla vetta è questione di volontà e pazienza. Le giornate sono piene; per tutti. Nessuno è esente da impegni e da piccole-grandi opere. Spesso la lista delle cose da fare è talmente lunga da dimenticarci di respirare, di dare voce alla nostra anima. ARMONIA A RISCHIO Da 3 anni, ormai, svolgo in contemporanea tre lavori e in più mi dedico volontariamente in attività non lucrative. Dal mattino presto fino a notte fonda, sono molteplici gli incarichi che decido di prendermi. Tante responsabilità, tante opere. Il tempo spesso si fa tiranno e sembra mangiarti tutto, fino a non distinguere un giorno dal successivo. Non capita anche a te? Sono certo che sai di cosa sto parlando, perché anche tu sei, sicuramente, super-impegnata/o. Quante volte avrai avuto voglia di urlare o piangere perché ti sentivi uno strumento scordato, distante da te stessa/o? In quei momenti, so bene, che è difficile pianificare un percorso di rilassamento, perché non c’è possibilità né tempo. A volte la vita è disarmonica. 10 NOTE PER SUONARE BENE OGNI GIORNO  Da ricercatore, quale sono, ho sperimentato diversi metodi per ritrovare l’armonia, la serenità e quindi le idee e il tempo per fare tutto; anche meglio di prima. Visto che mi sono già dilungato abbastanza, ti faccio solo un riepilogo di quelle che sono le mie note armoniche. Se vorrai saperne di più, scrivi un commento in fondo all’articolo, così potremo confrontarci insieme: Praticare Kung-Fu e Tai-Chi-Chuan ogni giorno (anche solo per qualche minuto) Pregare in auto mentre sono in viaggio verso l’ufficio Camminare 5 minuti durante la pausa pranzo Rinunciare a qualche spuntino o pasto di tanto in tanto Respirare 30 secondi appena alzato Ritardare di qualche minuto alcune commesse (quando possibile e rispettoso) Leggere un messaggio giornaliero confortante Scrivere un pensiero quotidiano di max 5 righe Ascoltare 5 minuti s una bella canzone Meditare 1 minuto sul Vangelo del giorno o su una frase presa da un testo sacro. MUSICISTA ANCHE TU Tutto questo mi riporta a suonare dentro e risuonare con i miei “prossimi” (colleghi, familiari, amici, conoscenti, collaboratori…). Sono certo che anche tu hai i tuoi metodi e sarei curioso di conoscerli… Cosa fai tu per ritrovare l’armonia? Leonardo Capitanelli

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1 inaspettato motivo per cui accettare è una grande via verso la felicità

Accettare. Quanto è difficile magiare ciò che non va. Digerire parole, fatti, pensieri, azioni negative non è roba da poco. Nell’era delle intolleranze, appare una impresa titanica. “Anche io voglio la mia parte!”.  Deserto: il luogo dell’accettazione Deserto: dal latino desertus, p. pass. di deserĕre ‘abbandonare’. Sei mai stato nel deserto? Io sì. Se anche tu ne hai fatto esperienza, avrai di certo trovato qualcosa: la privazione. Di sabbia o roccia che sia, il deserto impone una regola: l’abbandono. Non puoi pensare di entrare in un deserto ed uscirne allo stesso modo. Avrai un vestito in meno, uno zaino più leggero, una borraccia vuota, qualche chilo perso. La natura nel deserto non è rigogliosa, la vita sembra nascondersi, i colori (eccetto in rari casi) sono stupendi, ma non rassicuranti.  Una emozione strana, perché ti ammalia, ti affascina, sembra accoglierti; allo stesso tempo però impone la sua legge: l’accettazione. Non sai quante ore puoi camminare, non sai quale sia la meta, non sai cosa succederà di lì a poco. Sei tu, solo con la tua intimità. Distanza immisurabile. Distanza inesistente Quando nel 2016 feci esperienza del deserto, ero nel mezzo del Negev, in Israele.  Osservavo ciò che mi circondava e sebbene il viaggio fosse “tutelato” dall’ asfalto, dai mezzi di trasporto moderni e dalle indicazioni stradali (e coordinate GPS), mi rendevo conto di non riconoscere le distanze. Tutto sembrava interminabile. Ero sempre “nello stesso punto”. Una distanza spaziale diversa dalla norma che faceva perdere i sensi. Una continua illusione anche temporale. Se normalmente riuscivo a dare una stima a ciò che mi circondava, lì non era possibile. Tutto questo faceva apparire il deserto come un luogo distante dalla quotidianità, dalla vita “reale”. Eppure non era così. A distanza di quasi 3 anni me ne rendo conto: ero dentro me stesso. Non riuscivo a misurare lo spazio, perché tutto quello che vedevo non era al di fuori di me, ma dentro di me. Credevo di poter stimare il vuoto con un metro tarato per misurare le distanze. Quando le distanze non esistono è inutile provare a contenerle dentro ad una misura, dentro ad un numero. L’infinito può essere solo percepibile. Deserto e traversata. Accettazione e felicità Se vuoi morire basta poco. Basta tenere stretto tutto quello che hai, tutti i pesi, tutte le cose che indossi. Prova a trattenere l’acqua: prima o poi evaporerà. Prova a non perdere chili: prima o poi dimagrirai. Prova a non alleggerire lo zaino: prima o poi la schiena cederà. Prova a mantenere acceso il telefono: prima o poi la batteria si esaurirà. Prova a mantenerti pulito: prima o poi sarai lurido. Se vuoi vivere ci vuole molto. Non basta avere a disposizione tanti strumenti e tanti alimenti. Occorre saper gestire ogni minima risorsa. Occorre intuizione. Occorre conoscenza. Occorre esperienza. Occorre tenacia. Tutto questo non si apprende che in un solo modo: attraversando il deserto e abbandonando tutto ciò che non serve. Di certo se si sopravvive, si sarà trovato qualcosa di talmente unico che potrà aiutarci nella ricerca della felicità. <h5>Abbandonare il superfluo. Accettare te stesso. Scoprire un mondo nuovo</h5> <p><strong>Io non sopravviverei nel deserto.</strong> Sono troppo legato a ciò che ho e che sono. Di certo però, mi rendo conto che se voglio avanzare nella mia realizzazione personale, devo accettare le difficoltà e abbandonare il troppo. Viviamo in un mondo di matti, dove tutti vogliono accaparrarsi una “parte”, una pezzettino di qualcosa che non sanno nemmeno loro bene cosa. Ma ti rendi conto se noi riuscissimo a vivere anche nel vuoto! Anche nel poco! Forse non ci spartiremmo il tesoro, ma saremmo parte del tesoro stesso!   Che dici di fare un po’ di deserto dentro?  < p style=”text-align: right;”>Leonardo Capitanelli

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Perché scrivere può farti volare…

Dovevo scegliere se continuare ad auto-pubblicarmi, “guidando” l’intero progetto: genere, stile, tempi, prezzi; oppure iniziare un percorso con una casa editrice, rinunciando a tanta “libertà” e certezze. Oggi vi racconto uno spaccato della mia vita. SCRIVERE: LAVORO O TEMPO LIBERO Quante volte sentiamo dirci “Questa è solo la tua passione, non può diventare un lavoro!”. Nel nostro mondo passione, sogno e lavoro non vanno sempre di pari passo.  Nonostante ci siano moltissime opportunità, al giorno d’oggi, c’è una enorme facilità a catalogare tutto entro rigidi schemi. La creatività appare un reato. Allora si vedono giovani frustrati, adulti stanchi, anziani oppressi. Tutti, o quasi, fuori posto. Purtroppo o per fortuna, questo è un mondo che ci tiene occupati al lavoro per almeno un terzo della giornata e preoccupati per il lavoro per almeno un altro terzo. La realtà ci vuole attenti e concentrati sull’obbiettivo: portare a casa la “pagnotta”. Fortuna poi che questa pagnotta non tardi ad arrivare (ahimè non per tutti è realmente così). Tanta, troppa attenzione sulle preoccupazioni quotidiane e poco spazio per la voce interiore; quella che ti chiama, che vuole solo te. Scrivere è sempre stata una passione vera. Da bambino passavo ore e ore ad inventare poesie; a “raccontarmi” storie di grandi avventurieri che “sconvolgevano” il mondo con le loro abilità. Progettavo i trascorsi, prospettavo i percorsi, preannunciavo i traguardi… ognuno era parte di un meraviglioso quadro. Avrei voluto condividere quelle emozioni con altre persone; ero certo che avrei potuto farle volare alto. Sì… scrivere non sarebbe stato male come lavoro. UN PRIMO APPROCCIO Nel 2015, da buon rivoluzionario qual ero, decisi di farmi coraggio ed approdare al “crescente” mondo dell’auto-pubblicazione. Così, mettendomi alla ricerca e studiando il miglior “sistema”, decisi di usufruire del portale streetlib.com e successivamente di amazon KDP per la distribuzione dei miei libri online. Il lavoro fu difficilissimo, perché in breve tempo dovetti formarmi su tutto ciò che riguarda l’editoria (mercato, clienti, canali di comunicazione, distribuzione, prezzi, …) , e ancor prima sui tecnicismi del settore (font, formati, design copertina, impaginazione, abbondanze, …). Dilagando (anche se non troppo) il mondo digitale, dovetti anche adoperarmi per “masticare” il linguaggio degli e-book (epub, mobi,…) e degli e-reader (kindle, kobo). Una sfida speciale che raggiunse il culmine con la pubblicazione del mio primo libro: “Lungo la via di Damasco”  NON C’È 2 SENZA 3 Avendoci preso gusto pubblicai ben presto (dicembre 2016) anche una raccolta di storie per bambini, intitolato: “Raccontami un po’ “. Come dice il detto “Non c’è 2 senza 3” e per questo arrivò anche “Lungo la via di Damasco 2.0” a maggio del 2017. Con tre libri in mano, dal valore inestimabile (perché per me non hanno prezzo), fui invitato al Salone del Libro di Torino 2018, da Luca Rossi. SCRIVERE UNA NUOVA STRADA? L’esperienza  torinese mi formò e non poco. Luca Rossi e il team di Oceani di Carta seppero donarmi una marcia in più. Iniziai a credere  di potercela fare e mi misi al lavoro per una quarta opera.  Avevo in mano una proposta editoriale unica: un libro innovativo e borderline. Non sapevo se  proseguire per la strada vecchia (auto-pubblicazione) o scriverne una nuova con una casa editrice; magari di alto livello. Il rischio era quello di “perdere un sacco di tempo”, forse anni per vedere il libro pubblicato. A dirla tutta poteva essere un tentativo a vuoto: nessuno mi avrebbe garantito la pubblicazione. Immaginare che qualcuno potesse essere disposto a investire su di me e a credere sul mio progetto mi allettava da pazzi. Non ero, e non sono, un personaggio famoso, un autore affermato, un influencer di spicco… la strada poteva essere tortuosa e frustrante. Poteva essere la delusione più grande della mia vita. Poteva…. essere un’altra meravigliosa sfida. Beh… A me la competizione piaceva (e piace tutt’ora) e per questo scelsi facilmente. Il mio futuro libro “I Guerrieri del Tempio” sarebbe uscito esclusivamente con una casa editrice! Ho detto a me stesso che questa volta sarei stato io il personaggio fantastico delle mie storie; io sarei volato in alto con i miei superpoteri; io avrei realizzato il mio sogno. Perché in fondo: SCRIVERE È VOLARE   PS Ad oggi sono ancora all’opera per far sì che questo SOGNO SI REALIZZI. Sono certo che con il tuo supporto , insieme ce la faremo… sì, insomma, riuscirò a pubblicare il libro anche grazie a te! <h4>DOMANDA</h4> <p style=”text-align: center;”><em><strong>Secondo te ho fatto bene?</strong></em></p><p style=”text-align: right;”><em>Leonardo Capitanelli</em>

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