Non voleva volare! Aveva scelto di ritirarsi in disparte; d’un tratto la paura si era fatta avanti e l’entusiasmo era scomparso. No, quello non era più il giorno fantastico in cui tutto avrebbe avuto inizio; quello era l’inizio della fine. Il sogno tanto sperato si era spento; non faceva più per lui. Anni di sacrifici buttati al vento… 

“Se ordinassi a un generale di volare da un fiore all’altro come una farfalla […] e se il generale non eseguisse l’ordine ricevuto, chi avrebe torto, lui o io?”

Da “Il Piccolo Principe”

Una stella sola in cielo. Le altre sembravano nascondersi nel buio; come lui. Il giorno seguente avrebbe dovuto fare il primo lancio nel vuoto; il primo tentativo di volo. Fin da bambino aveva sognato di volare e ora, dopo anni di addestramento era giunto il suo momento. 

Da una settimana sentiva dentro una strana sensazione, come una forte paura che lo bloccava al terreno. Tutte le esercitazioni fatte negli ultimi tempi erano andate proprio male: 3 schianti al suolo e 2 atterraggi di fortuna. L’unica consolazione era che il simulatore aveva settato delle condizioni meteo super-avverse, mentre il giorno seguente (nella realtà) ci sarebbe stato un tempo ottimale.

Tuffarsi da un precipizio, sfruttando la sola propria energia, senza alcun supporto tecnico, nessuna tuta alare, nessun paracadute, lasciava un po’ di panico anche ai più esperti; figuriamoci ad un ragazzino al primo volo.

Ma quelle erano le regole: “Se vuoi volare, devi vincere ciò che ti tiene in gabbia. La più grande prigione è la tua paura; quindi o la vinci subito oppure ti ritiri”.

Gli anziani dicevano che loro, i giovani, erano fortunati. Oramai le esercitazioni venivano fatte al simulatore, mentre una volta si utilizzavano mezzi rudimentali, come i tuffi nel vuoto da diverse altezze (da un metro, due metri poi, tre successivamente e via via fino ai 400 mt). Da un secolo a questa parte nessuno si era più ritirato nel giorno dell’iniziazione. Tutti si lanciavano.

Lui però non ne voleva saperne e durante la notte non chiuse occhio. Pensava e ripensava al miglior metodo per sottrarsi alla prova, senza essere deriso dai compagni. Esimersi dal tuffo significava perdere stima in sé stesso, esclusione dal gruppo, derisione a vita. Sarebbe stato etichettato come lo “sfigato”.

Il futuro che si stava prospettando davanti a lui non era incoraggiante affatto; ma forse era migliore di un eventuale caduta al suolo. Di morire non ne voleva sapere. Meglio una vita mediocre che uno schianto fatale in giovane età.

I pensieri viaggiavano veloci nella sua mente e fu costretto a camminare per rilassarsi. Si inoltrò nel bosco nel tentativo di distrarsi e abbandonare quelle benedette paure. Per ore vagò senza sosta…

Chiuse gli occhi quando all’alba. Non fece in tempo ad addormentarsi che fu svegliato dal Maestro di Volo. L’ora era giunta.  E per di più lui era il primo a doversi gettare.

“Ehi, pigrone! Forza vieni qua. Hai soli 10 secondi per saltare. Se ti tiri indietro sarai allontanato dalla nostra comunità, se salti e sopravvivi continuerai il percorso di studi nell’Aviazione. Se muori… beh in quel caso i tuoi problemi sono finiti. A te la scelta.”

Fu così che in pochi secondi si trovò ad un passo dal precipizio; ad un centimetro tra la terra e l’aria, tra l’inclusione e l’esclusione, tra la vita e la morte. Il vento spirava più forte del dovuto e il meteo non prometteva bene. Il respiro si fece affannoso e il cuore iniziò a battere come un tamburo impazzito. Quello era il suo momento; il momento decisivo…

Sei arrivata/o leggere fin qui… grazie davvero! Ora sai che quel volo sei tu a doverlo fare, quel personaggio sei tu. E allora non sei più tu il lettore, ma io. Pertanto voglio sapere:

Cosa hai fatto alla fine? Ti sei buttata/o o no?

Fammi sapereeee!!!! Sono troppo curioso!

Leonardo Capitanelli