C’era una volta un albero chiamato Pruno.
Pruno abitava in un bosco dell’Italia centrale, nei pressi dell’appennino marchigiano. Era ancora giovane quando diede alla luce il primo frutto: una prugna piccola piccola e anche ammaccata. Il suo amico Pesco viveva nelle vicinanze. Ogni anno era solito donare agli esseri viventi una immensità di frutti: pesche di tutte le qualità, dimensioni e sapori.
Il contadino che si prendeva cura di loro, vedendo la differenza di produttività tra i due alberi decise di abbattere Pruno e di piantare al suo posto uno dei semi di Pesco. Un bel giorno prese gli attrezzi e gettò al suolo l’albero di prugne. Senza che se ne accorgesse, l’unico frutto generato da Pruno cadde e andò a “nascondersi” in un piccolo buco nel terreno.
Passato qualche anno il contadino, notava con orgoglio la bellezza della nuova pianta; la figlia di Pesco. Fiero e appagato, non si accorse che c’era qualcosa di strano.
Arrivato il tempo della raccolta, il contadino si adoperò per raccogliere i frutti della figlia di Pesco. Giunto sul posto, però, noto che l’albero aveva dato alla luce un’ infinità di prugne. Stupito ed incredulo, andò per il paese ad annunciare il miracolo: una pianta di pesche aveva generato le prugne.
Lo stolto non aveva capito che il frutto generato da Pruno fosse caduto al suolo e, benché brutto, potesse far “sbocciare” un grande meraviglioso albero di prugne. Pesco invece, attento solo alle apparenze, riusciva a creare frutti di poco valore, capaci semplicemente di “ammaliare” qualche essere vivente con la loro bellezza, ma totalmente incapaci di generare vita.
Morale della favola:
L’albero si giudica dal frutto; e il frutto dal seme.
Leonardo Capitanelli
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