Quel giorno, il bambino col cappello di paglia si avvicinò alla bimba dal cappello di stoffa.

“Ehi!”, le disse urlando forte.

“Dici a me?”, rispose lei.

“Sì, dico a te. Sei nuova di queste parti? Non ti ho mai visto prima!”

“In realtà abito nel villaggio da un po’ di tempo, direi anni ormai. Se non ci siamo mai visti è perché non frequento certe compagnie. Tanto meno i mocciosi.”

“Moccioso a chi? E poi di che compagnie stai parlando?”

“Di quelle che frequenti. Da come sei vestito, si vede che sei un fannullone. Probabilmente, vista la pagliuzza che hai in bocca, sei un pensatore. Ti vedo già a filosofeggiare con i tuoi amichetti saputi.”

“Che caratterino! Per tua informazione non frequento alcun intellettuale e nemmeno i filosofi. Io amo lo sport.”

“Sì, questo lo avevo notato”

“E da cosa?”

“Da qualcosa che hai di dietro!”

“Ma non ho niente sulle spalle… né uno zainetto né un borsone…”

“Parlavo dei polpacci. Sono enormi!”

Il bimbo col cappello di paglia arrossì. Non aveva mai avuto a che fare con una ragazza tanto schietta e diretta. Pensava di poter primeggiare e invece venne colto alla sprovvista dalle risposte della bimba. Così si dileguò dopo averla salutata, timidamente, e se ne tornò a casa.

I giorni passarono, ma la bimba dal cappello di stoffa gli era rimasta talmente impressa che non poteva fare a meno di pensare a lei; aveva fatto breccia nel suo cuore. La paura di essere di nuovo rifiutato però, lo scoraggiava e non di poco; non voleva subire un altro “affronto” come il precedente. Decise quindi di non fare nulla ed attendere che la cotta gli passasse definitivamente.

Però… la bimba era anch’ella innamorata. Lo aveva notato già anni prima al villaggio, durante un evento sportivo. Il bambino si stava esibendo in varie discipline e lei di nascosto lo guardava affascinata. Da quel momento il suo cuore era stato tutto per lui.

Un bel giorno di maggio, il 2 maggio per l’esattezza, la bimba prese l’iniziativa e andò a casa del bambino.

“Ciao nullafacente. Ti va di uscire insieme?”

“Dici a me…?”

“Sì, dico a te”

“No, mi dispiace. Non esco con le presuntuosette!”

“Presuntuosa a chi?”

“A te. Non vedi come ti atteggi?”

“Senti chi parla!”

“Ascolta… io non ho alcuna intenzione di trascorrere del tempo con te. Puoi anche andartene.”

La bambina colta alla sprovvista dalla risposta, dapprima rimase immobile, poi se ne andò. Non poteva credere di essere stata rifiutata così. Mentre varcava l’uscio della porta però, sentì le braccia del piccolo bambino avvolgerla. Poco dopo si girò verso di lui e in men che non si dica si ritrovò a contatto con le sue labbra…

Passarono gli anni, 7 anni e 25 giorni per l’esattezza. Oggi quei due bambini sono i protagonisti della festa più speciale che ci sia: il loro matrimonio (Leo e Ro’ – 27.05.2018).

Il racconto, non corrisponde a pieno con gli accadimenti reali (date a parte). Però questo  mi sembrava proprio un bel modo per celebrare il giorno più speciale della nostra vita:

TI AMO RO’